Un’opera d’arte al Planetario di Lignan

Vuoto di Mathieu Gorelli

Opera “Vuoto”, di Mathieu Gorelli

Lo scorso maggio, l’artista valdostano Mathieu Gorelli ha donato una propria opera al Comune di Nus, da collocare nei locali del planetario.

Specializzato nel disegno iperrealista a matita, Mathieu Gorelli, 25 anni, si è distinto nel panorama artistico locale grazie a uno stile profondo e riconoscibile. Pur non avendo una formazione accademica nel campo artistico, ha iniziato a disegnare nel 2018, spinto dalla necessità di esprimere emozioni che non riusciva a comunicare a parole. Dopo aver sperimentato varie tecniche – dalla pittura all’acquerello fino all’illustrazione digitale – ha trovato nella grafite il suo mezzo espressivo ideale.

Tra i suoi principali riferimenti spicca Jono Dry, artista iperrealista e surrealista che ha ispirato Solitude II, la sua prima opera significativa. Nel tempo ha avuto modo di confrontarsi con artisti come Fabio Cuffari ed Elena Muresu (in arte Mala), e di esporre i propri lavori in numerose mostre collettive e personali, tra cui quelle alla chiesa sconsacrata di San Grato ad Aosta e al castello di Saint-Rhémy-en-Bosses.

Oggi collabora con Comuni e associazioni valdostane, contribuendo attivamente alla vita culturale della regione attraverso murales e iniziative artistiche. La donazione dell’opera al Comune di Nus è solo l’ultima testimonianza del suo impegno e della sua volontà di condividere l’arte con il territorio.

Domitilla Tapinassi, del direttivo di PLANit, l’ha intervistato per avere qualche informazione in più.

Mathieu Gorelli dona l’opera “Vuoto” al Planetario di Lignan.



Mathieu, che formazione ha?
Ho studiato cucina all’Istituto Alberghiero di Châtillon e ho frequentato due anni di Scienze e tecniche psicologiche all’Università della Valle d’Aosta, per quanto riguarda l’arte sono autodidatta.
Oggi ho 25 anni e abito a Saint-Vincent, in Valle d’Aosta. Ho iniziato nel 2020 ad avvicinarmi al disegno iperrealista.

Cosa l’ha spinta ad avvicinarsi al mondo dei planetari?
Sono sempre stato appassionato di astronomia e astrofisica. A dir la verità mi interessano molto le materie scientifiche in generale, dalla biologia alla fisica quantistica. Da bambino, con la scuola, siamo andati in gita all’osservatorio di Lignan e sono rimasto affascinato dal fatto che potessero esistere delle enormi sfere che fluttuano nel vuoto e ospitano la vita.

Da tempo quindi nutre una passione per il cielo? È anche un astrofilo?
È una aspetto che ho ereditato da mio nonno: come ho detto, l’astronomia è sempre stata una materia che mi ha sempre affascinato.

Quale è l’origine del nome di questa opera?
Vuoto ha due significati, uno basato su un’esperienza personale di vuoto e l’altro si riferisce al concetto del vuoto quantistico, che non è mai vuoto, anzi è pieno di possibilità sovrapposte che decadono una volta osservate. Il titolo dell’opera comunque è venuto dopo il suo concetto.

Cosa le suscita guardarla?
Non saprei spiegarlo… infatti l’ho disegnata per concretizzare in qualche modo l’emozione che rappresenta. Una sensazione di vuoto, ma non in senso negativo. Così come se vengono “sommati” fra loro tutti i colori si ottiene il bianco, così osservando la mia opera direi che non sento nulla, perché non vi sono parole adatte a descrivere questa sensazione di pienezza e completezza, lo spazio diventa allo stesso tempo dentro e fuori, la mia testa si riempie di suoni ma tra questi suoni vi è anche il silenzio.

Cosa vorrebbe che sentisse l’osservatore? Quali emozioni vorrebbe suscitare?
Lascio sempre libera interpretazione per le mie opere, ognuno sente e percepisce qualcosa di diverso, magari anche diametralmente opposto a quella che era la mia idea iniziale.

Quale tecnica ha utilizzato e quale motivo l’ha spinta a sceglierla? E quanto tempo è stato necessario per ultimare Vuoto?
Si tratta di un disegno a matita, lo stile è iperrealistico, in sintesi, un disegno che sembra una fotografia. L’ho iniziato a gennaio 2024 per terminarlo a maggio 2025. Dovendo lavorare non ho potuto dedicarci l’intera giornata.

Ha intenzione di realizzare altre opere? E, nel caso, utilizzando la stessa tecnica o ne proverà di nuove?
Certamente. Al momento sto portando avanti un mio autoritratto, sempre a matita. Nonostante io abbia provato in passato altre tecniche come l’acquerello e il pastello, preferisco la semplicità della grafite: il bianco e nero lo trovo più essenziale e, più che sull’accostamento di colori, mi permette di concentrarmi meglio sul messaggio che voglio trasmettere attraverso un disegno.

Perché ha regalato il quadro al planetario di Lignan?
Perché ho sentito che quelli erano il luogo e il contesto adatto per Vuoto.

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